industria.capitalismo.dominio.materialismo
eloquenza per prendere coscienza.
 
14.legittimare la storia 020413

in questa intervista non sfugge l´opportunità di emanciparsi nei confronti di ciò che si crede vero. Siamo cresciuti nel brodo culturale che ci obbliga a vedere il mondo da lì e non da là. Tuttavia la moltiplicazione della comunicazione e degli spostamenti, nonché il tempo libero dedicato a pensare piuttosto che a cacciare per sfamarsi, implica una riduzione del solco della tradizione e una rivisitazione di incrollabili verità. Le solite due facce della medaglia. 

Se si ritiene che la storia abbia sbagliato, se cioè si impiega il senno di poi con cieca convinzione, ovvero, se non siamo disponibili a legittimare ciò che c´è stato, non possiamo che esprimere critiche e alternative ipotetiche in forma arrogante, violenta. Diversamente, legittimando la storia, ogni critica o alternativa ad essa tende a essere intelletta come possibilità perseguibile. Il primo stile, quello violento, irrompe, rompe e aspira a sostituire. Il secondo, quello coniugante, riconosce, rispetta e aspira a emancipare. 

Due modi di essere, di fare, di realizzare le cose del mondo. 

Mr John Gray nell´intervista sopra riferita, ci fa presente diversi interessanti argomenti nei confronti dei quali possiamo emanciparci. In caso di diffusione di tali consapevolezze, c´è da chiedersi tre cose: 

1. Cosa faranno i governi quando saremo via via emancipati in numero sempre maggiore? Ci reprimeranno? 

2. I governi che ci saranno saranno composti da individui via via più emancipati fino a realizzare politiche diverse da quelle di dominio? 

3. Sarà possibile perseguire politiche diverse da quelle di dominio, visto che possiamo sospettare che una percentuale di noi la penserà diversamente dall´altra? Cioè che comandare è meglio che essere comandati?

In particolare Mr John accenna alla prospettiva della Storia unica verità [questo articolo prendeva spunto dalla presunta veridicità del sacro]

- quando fa presente che siamo il risultato della nostra vita

- quando accenna che le grandi storie sono pure il risultato di ciò che le ha precedute

- quando - senza dirlo - accenna a Leibniz, il quale da tempo ci aveva fatto presente che "questo è il mondo migliore possibile" (sebbene in prospettiva divina e non costruttivista) 

- quando - senza dirlo - dimostra che gli affanni di tutti sono legittimi e necessari

- quando - senza dirlo - emerge che le considerazioni moraleggianti - sempre possibili - non potremmo eluderle neppure a parti invertite.


 

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