industria.capitalismo.dominio.materialismo
eloquenza per prendere coscienza.
 
37.industria della malattia 050116

la scienza-tecnica come sola verità, ultima conquista della cosiddetta civiltà occidentale, ha pervaso la cultura al punto che è lecito riferirsi a un culto della scienza. 
 
La medicina, da conoscenza umana si è trasformata fino a dimenticare l´uomo per dedicarsi alla malattia, meglio, ai suoi sintomi.
 
Se la punta dell´iceberg è sfrontata al punto da ritenersi in diritto di poter vantare ancora il giuramento di Ippocrate* come proprio vessillo, alla base, sotto la superficie si sentono i motori che spingono in altra direzione, meno etica, più d´interesse.
 
La malattia va coltivata, il malato alimenta l´industria farmaceutica, della cosiddetta ricerca, quella della classe medica.
 
Il malato va indotto a credere nella medicina e, soprattutto, nelle medicine. Bisogna fare in modo che dimentichi le sue capacità di autoguarigione e chi invece ne stimola quelle potenzialità, va messo alla gogna dei ciarlatani.
 
È una collana di perle impure che ci ha condotto dove ci troviamo ora: inetti a noi stessi, convinti che la delega della salute sia la sola modalità per gestirci e niente più che consumatori del mercato medico, sottomessi alla propaganda cosiddetta scientifica, incapaci di cancellare quei politici che l´hanno permessa.
 
Triste quadro per il quale è opportuno non piangere. 
Meglio prenderselo a carico a compiere la sola rivoluzione permanente possibile, la nostra, individuale.
 
Lo raccontano bene in tanti, qui segnaliamo
La saggezza dell´asino di Mirzakarim Norbekov, Macrolibrarsi, un libro utile per compiere il percorso inverso e ritrovare il dimenticato sottoscala dove avevamo gettato le nostre potenzialità per correre a sederci sul divano, iniziava il grande spettacolo della scienza. La pastura era gettata, l´abbocco garantito.
 
pag.56
“Nessuna tecnica può cambiare l’anima dell’uomo. E se per giunta il malato è passivo e aspetta che la salute gli venga “ridata” per mezzo di gocce, terapie od occhiali speciali, è condannato ad aspettare in eterno, poiché continuerà a sperare che la prossima volta gli venga “dato” ancora qualcosa. A quel punto, però, gli risulterà ancora più difficile “prendere”, poiché le riserve energetiche dell’organismo vengono consumate dalla malattia: tutto diventa sempre di meno…”
 
pag.60
“... la legge dell’economia dice che il consumatore dev’essere mantenuto in questa condizione!
Se tu dovessi guarire o, Dio non voglia, morire, non compreresti più occhiali. Non è così? C’è un’intera rete di organizzazioni e strutture interessate a che le persone vedano male."
 
Bibliografia essenziale
La saggezza dell´asino, Mirzakarim Norbekov, Macrolibrarsi
La terapia verbale la medicina della consapevolezza, Gabriella Mereu
il dominio di se stessi, Emile Coue
Malattia e destino, Thorwald Dethlefsen
 
*Consapevole dell´importanza e della solennità dell´atto che compio e dell´impegno che assumo, giuro:

  • di esercitare la medicina in libertà e indipendenza di giudizio e di comportamento;
  • di perseguire come scopi esclusivi la difesa della vita, la tutela della salute fisica e psichica dell´uomo e il sollievo della sofferenza, cui ispirerò con responsabilità e costante impegno scientifico, culturale e sociale, ogni mio atto professionale; 
  • di non compiere mai atti idonei a provocare deliberatamente la morte di un paziente; 
  • di attenermi alla mia attività ai principi etici della solidarietà umana, contro i quali, nel rispetto della vita e della persona, non utilizzerò mai le mie conoscenze; 
  • di prestare la mia opera con diligenza, perizia, e prudenza secondo scienza e coscienza ed osservando le norme deontologiche che regolano l´esercizio della medicina e quelle giuridiche che non risultino in contrasto con gli scopi della mia professione; 
  • di affidare la mia reputazione esclusivamente alla mia capacità professionale ed alle mie doti morali;
  • di evitare, anche al di fuori dell´esercizio professionale, ogni atto e comportamento che possano ledere il prestigio e la dignità della categoria. Di rispettare i colleghi anche in caso di contrasto di opinioni; 
  • di curare tutti i miei pazienti con eguale scrupolo e impegno indipendentemente dai sentimenti che essi mi ispirano e prescindendo da ogni differenza di razza, religione, nazionalità condizione sociale e ideologia politica; 
  • di prestare assistenza d´urgenza a qualsiasi infermo che ne abbisogni e di mettermi, in caso di pubblica calamità a disposizione dell´Autorità competente; 
  • di rispettare e facilitare in ogni caso il diritto del malato alla libera scelta del suo medico, tenuto conto che il rapporto tra medico e paziente è fondato sulla fiducia e in ogni caso sul reciproco rispetto; 
  • di osservare il segreto su tutto ciò che mi è confidato, che vedo o che ho veduto, inteso o intuito nell´esercizio della mia professione o in ragione del mio stato; 
  • di astenermi dall´"accanimento" diagnostico e terapeutico.

 
 


 

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